Di Fiera in Fiera – by Izzinosa.it

impressioni di un visitatore professionale nelle fiere di Torino e provincia ma anche un po' più in là…

Eventi

“LA SITUAZIONE DELLE FIERE TRA CRISI E SVILUPPO: RAFFRONTI INTERNAZIONALI”
(Resoconto non a carattere giornalistico) 

Milano – Martedì 21 settembre 2010 

L’occasione è di quelle importanti, la sede è prestigiosa: il Sole 24 ORE, i partecipanti sono di quelli che contano, ci sono il presidente dell’AEFI (l’associazione dei principali enti fieristici italiani) Raffaele Cercola, René Kamm: presidente dell EMECA (European Major Exhibition Centres Association) l’organismo internazionale che raduna le principali associazoni fieristiche europee, i presidenti dei principali enti fiera italiani: Cosimo Lacirignola (presidente della Fiera del Levante di Bari), Claus Rättich (membro del Management Board della fiera di Norimberga), Ettore Riello (presidente di Verona Fiere), Fabio Alberto Roversi Monaco (presidente di Bologna fiere), Carlo Bossi (presidente di Firenze Fiera), Lorenzo Cagnoni (presidente di Rimini Fiera), Michele Perini (presidente di Fiera Milano), oltre a Gian Domenico Auricchio (presidente del Comitato Fiere Industria di Confindustria), Brunello Cucinelli (amministratore delegato e presidente di Brunello Cucinelli) e Lamberto Tacoli (direttore marketing e vendite del Gruppo Ferretti – presidente CRN Spa). E ultimo, ma solo in ordine di apparizione, l’onorevole Adolfo Urso (Vice Ministro del Ministero dello Sviluppo Economico). 

Inutile dire che il focus dell’incontro era incentrato sui grandi numeri e sui grandi attori del panorama fieristico nazionale e internazionale.
Qui, seguendo per ragioni di lavoro le fiere a Torino, provincia e dintorni, mi limiterò a scrivere le mie impressioni su quella parte che è stata trattata marginalmente e che riguarda le fiere e le sagre locali.
Non essendo giornalista ed essendo questo solo un blog personale dove espongo opinioni personali di carattere non professionale, non mi dilungherò negli aspetti globali dell’evento ma esporrò alcune considerazioni su due aspetti: la percezione della crisi da parte degli espositori e la latitanza di Torino.
Secondo studi condotti dall’AEFI l’impatto della crisi sulle fiere locali è stato ridotto, mentre le fiere internazionali hanno subito le penalizzazioni pià pesanti, inoltre hanno tenuto maggiormente le fiere rivolte ai consumatori (caratterstica peculiare delle fiere locali). A mio modesto avviso questi due fatti si spiegano benissimo con due argomenti: 1) la fiera locale rappresenta un valido mezzo di comunicazione per quelle imprese artigiane, piccoli imprenditori, esercizi commerciali e operatori locali che porta la produzione a diretto contatto col consumatore, in tal modo i costi sono più bassi rispetto al ricorso a strumenti mass-mediatici e le imprese rimangono più “aderenti” al mercato e alle sue trasformazioni; 2) Le fiere locali sono sovente prive di prezzo del biglietto, per questo diventano luogo di incontro e di svago per famiglie e in tal modo le affluenze sono sempre alte. Ma ad un patto: come asserice Brunello Cucinelli le fiere devono essere belle, anche se piccole, devono stimolare il piacere di visitarle e, secondo l’opinione di Michele Perini (presidente di Fiera Milano), devono essere inquadrate in ambienti turistici e di interesse. Anzi, sempre secondo lo  studio dell’AEFi, le fiere che hanno futuro sono destinate a privilegiare l’utilizzo di internet attraverso quello che viene definito il match-making virtuale, cioè l’incontro continuo nel corso dell’anno con i visitatori. Queste considerazioni valgono anche per le fiere locali, infatti saranno vincenti quelle che saranno dotate di siti internet efficienti, fornite di newsletter in grado di tenere alta la tensione sugli eventi nel corso dell’anno con novità, previsioni, video, rapporti e informazioni. Purtroppo qui il comportamento degli enti organizzatori è in gran parte carente… ci sono siti di Comuni e pro-loco che nemmeno informano sull’esistenza della fiera, che sono aggiornati ancora all’evento dell’anno precedente, che sono privi di quelle attenzioni che spesso possono rappresentare il successo o meno di una fiera. La segnaletica stradale in loco è praticamente inesistente, a volte si mettono cartoncini improvvisati, altre volte si costringono gli automobilisti che arrivano da fuori paese, a compiere gincane prive di senso. Anche quando le fiere sono annullate si dimenticano di divulgarlo. Queste carenze danneggiano tutti: organizzatori, espositori e visitatori. Quindi il futuro sarà roseo solo per quelle fiere che saranno il punto di arrivo di azioni e attenzioni condotte tutto l’anno da organizzatori responsabili e attenti, cui sta a cuore il successo degli eventi affidatigli.
Sulla latitanza di Torino da questo convegno posso dire poco, non so e non voglio sapere perché grandi fiere internazionali come il Salone del Libro, il Salone del Gusto, Terra Madre non siano state nemmeno citate, ma resta l’amarezza di vedere come il dinamismo e l’iniziativa commerciale di alto livello non tenga conto di una città e di una regione che hanno avuto, hanno e avranno un peso determinante sulle sorti economiche del Paese.

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